Il quiet quitting... è un'opportunità!
Ovvero: se vuoi trovare la tua strada, la devi cercare :)
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L’obiettivo di questa newsletter è di condividere con te, nell’inbox quindi lontano dalle tentazioni dei social media, tutto quello che vedo, sento, creo durante la settimana con l’obiettivo di aiutarti a vivere una vita più produttiva e con più soddisfazioni, a lavoro e nella vita privata.
E sopratutto, non voglio affidare ad un algoritmo che non controllo (e che si nutre della tua attenzione, dei tuoi click e del tuo TEMPO) la capacità di avere un dialogo e una relazione con te quindi, se hai ricevuto questa email perché te l’ha girata qualcuno, ISCRIVITI!
Se rispondi a questa email sappi che IO LEGGO TUTTO, ma non è detto che riesca a rispondere a tutti (o comunque non sempre in tempi brevi), porta pazienza.
E ora… sotto coi contenuti!
🙋Live Q&A
Eccola! Ho ricevuto domande davvero interessanti in risposta al form della scorsa settimana quindi, tirate fuori le agende e segnate il 31 gennaio in calendario, ore 9pm :)
Sarò live su YouTube sul canale Office of Cards per 1h di Q&A con voi!
Se non avete fatto in tempo a mandare le domande tramite il form non ci sono problemi, segnatevele e fatemele live!
Il pulsante sotto vi permette di registrarvi e ricevere promemoria quando sta per iniziare, vi aspetto!
PS: la live si può guardare anche dopo ma non potrete fare domande quindi avvisate gli amici del calcetto, la bocciofila a cui siete affiliati e il vostro gruppo D&D che martedì non rompano perché non ci sarete. Anzi, invitate pure loro che male non gli fa :)
💡Il quiet quitting è una grande opportunità per trovare la tua strada
Da qualche tempo si sente molto parlare di due fenomeni che sono diventati molto rilevanti nel mondo del lavoro: il quiet quitting e la great resignation.
Great resignation (in italiano “grandi dimissioni”) è quel trend che stiamo vivendo in cui molti lavoratori, sopratutto giovani, si stanno dimettendo dai loro posti di lavoro perché insoddisfatti. Qui un articolo che spiega che nei primi 9 mesi del 2022 ci sono state 1,6M di dimissioni in Italia). Ma oggi non voglio parlare di questo fenomeno.
Quiet quitting è invece quella tendenza, sempre più diffusa, di fare un “mental check-out” dal nostro lavoro, ovvero restiamo a farlo, a timbrare il cartellino come ci viene richiesto, a eseguire ordini e istruzioni che riceviamo, a cercare di compiacere i nostri capi… con il solo scopo di portare a casa lo stipendio e cercare di non essere licenziati.
Di fatto portiamo il nostro corpo in ufficio, lasciando testa e cuore a casa. E di questo voglio parlare.
Perché succede?
Avendo visto diverse aziende e avendo vissuto in diversi paesi mi sono fatto l’idea che sia un insieme di fattori:
la perenne sensazione di insoddisfazione che viviamo causata dai social media, che ci propinano modelli di felicità falsi e inarrivabili (se prendi 1000 euro al mese e continui a vedere foto delle Maldive nel tuo feed Instagram spiegami come fai a essere contento di andare tutte le mattine in fabbrica nella tua Punto usata del 2003).
uno stato di benessere e libertà di opinione che i nostri genitori non avevano. Mio nonno ha fatto la guerra, mio papà è nato nel 1950 e l’opzione “non voglio lavorare” non è mai stata sul suo tavolo, semplicemente perché se no sul tavolo non c’era pane. Quindi io sono cresciuto esposto a un modello “lavoro perché tradizionalmente si fa così” e ho fatto quello che ho fatto ma, alternativamente, potevo fare il parassita e vivere coi miei e non mi sarebbe mancato nulla perché la ricchezza costruita dai boomers (e la gen X in parte) è senza eguali nella storia dell’umanità (parlo della generazione in senso lato, sui singoli casi possono esserci 1000 eccezioni). E questa ricchezza significa che l’opzione “non lavoro perché non mi realizza farlo” è apparsa, per la prima volta, sulla tavola dei loro figli, ovvero gli X tardivi, i millennials e, ora, la Z (che però, in larga parte, ancora non lavora).
la società moderna, come mai prima d’ora nella storia dell’umanità, cerca di dare peso, e rispettare, le opinioni di tutti e quindi anche dire una cosa contro il canone, ovvero “non lavoro perché non mi realizza farlo”, è accettata e, addirittura, amplificata dai media. Una volta, nel migliore dei casi, avresti preso un ceffone per una cosa del genere.
da ultimo, c’è l’indiscutibile responsabilità delle aziende, sopratutto quelle guidate da esponenti dei boomers o della prima Gen X… che sono cresciuti coi mantra di cui ho parlato prima e che, spesso, non capiscono “cosa vogliono questi giovani d’oggi” e si limitano a etichettare le loro esigenze come capricci e poca voglia di lavorare. Questo crea ambienti di lavoro dove le persone sono trattate come macchinari, dove le regole e le procedure sono fatte per controllare e reprimere, non per agevolare la creatività e l’autorealizzazione. E, da questi ambienti, i giovani vogliono scappare (great resignation) oppure restano senza produrre nulla di valore (quiet quitting).
Ci sono sicuramente altri fattori ma credo che questi 4 siano elementi di contesto chiave per capire come mai questo fenomeno stia sempre più prendendo piede.
Cosa fare quindi?
Questa newsletter si rivolge a individui e quindi parlerò di cosa fare se voi siete in modalità quiet quitting. Ma se siete un manager che si sta facendo domande su cosa fare, a livello aziendale, per limitare questo fenomeno e, invece, cercare di creare un ambiente che valorizzi il talento e, addirittura, lo attiri dall’esterno, contattatemi in privato e ne parliamo :)
Bene, abbiamo ristretto il campo a “persone che sono poco motivate e lavorano per portare a casa lo stipendio”.
Ragazzi… ho una notizia per voi: avete un’opportunità colossale!
Non volete lavorare per la vostra azienda? La vostra unica motivazione è lo stipendio a fine mese?
Perfetto! Ci sono però alcuni problemini:
Se lavori solo per lo stipendio, prima o poi il rischio di essere licenziati c’è. Immagina di lavorare per 5 anni al minimo effort possibile. Poi succede una cosa stile COVID (e se non è una pandemia è qualcos’altro), l’azienda taglia posti di lavoro, la scelta su chi tagliare viene fatta su base “produttività”, tu rientri nel lotto di quelli tagliati e ti ritrovi in mezzo a una strada. Che di per sé non è il problema peggiore. Il problema peggiore è che essere su una strada dopo 5 anni a fare praticamente niente ti rende quasi impossibile trovare un altro lavoro. Sia perché non hai credenziali serie, sia perché, qualsiasi cosa tu decida di fare, dovresti sbatterti per farla e, dopo 5 anni di pseudo-nullafacenza, il tuo livello di atrofia lavorativa rende estremamente difficile rimettersi in moto.
Se lavori solo per lo stipendio e non ti licenziano, il tuo stipendio crescerà in linea con l’inflazione (se va bene) quindi a 60 anni avrai lo stesso potere di acquisto che avevi a 25. Non il massimo, specie se hai figli da vestire, mandare a scuola, se vuoi fare qualche vacanza…
Se lavori solo per lo stipendio non usi la testa, che si atrofizza. Il “dolce far niente” va bene per mezza giornata al mese. Forse. Ma se lo fai tutti i giorni poi cadi nella spirale del “non faccio niente a lavoro, non faccio niente fuori da lavoro”, quindi mangi male, dormi male, non fai sport… il che poi ha impatti di medio-lungo termine sulla salute (= costi, sia in euro che sociali per chi ti vuole bene).
Quindi il quiet quitting, se fatto fine a sé stesso, non ha senso.
Perché allora parlo di opportunità?
Perché nella società moderna abbiamo opzioni che nessuno mai nella storia ha avuto prima di noi e, dato che abbiamo il dovere di fare tutto il possibile per essere felici, dobbiamo sfruttarle!
Come fare?
Partiamo da 3 concetti che poi spiego meglio.
La side gig. Mai come oggi è possibile fare cose diverse con barriere all’ingresso inesistenti.
Il lavoro per passione. “Se ami quello che fai non ti sembrerà mai un lavoro”… è una frase che non condivido appieno ma sicuramente è vero che se fai una cosa che ti piace ti pesa sicuramente meno che fare un lavoro meccanico in cui non credi.
L’allocazione deliberata del tempo nelle nostre giornate. Non dobbiamo “lasciar passare il tempo” e “tirare fino a sera”, ma dobbiamo essere inflessibili nel decidere come passiamo i quarti d’ora di cui sono fatte le nostre giornate.
La side gig
Una volta che hai capito di essere in modalità quiet quitting devi fare un bell’esame di coscienza e capire cosa, invece, ti piacerebbe fare. E non parlo di una cosa superficiale tipo “voglio lavorare nell’azienda X perché ci lavora ABC e mi ha detto che si trova bene”. Parlo di un profondo esame per capire cosa ti piace, cosa no, e sopratutto gli annessi perché.
Sicuramente hai passioni. Un hobby, una cosa che ti fa brillare gli occhi, un tema che ti fa passare il tempo alla velocità della luce. Bene, quello potrebbe essere il punto di partenza per una side gig, ovvero un’attività secondaria che puoi fare MENTRE LAVORI (non nelle ore di lavoro ovviamente, ma questo lo vediamo dopo).
La side gig è il modo perfetto per scoprire, empiricamente, se una cosa ti piace o meno, se ha il potenziale di pagarti uno stipendio, se il tempo che spendi a fare quella cosa ti pesa o meno. E il vantaggio è che è “side” quindi, se non funziona, non perdi NULLA rispetto ad oggi e, anzi, hai maturato conoscenza (sia tecnica, che relazioni, che conoscenza di te stesso) che ti servirà comunque in futuro.
Vi ho già parlato del sito web che ho fatto, finché vivevo a Londra, per vendere vino italiano in UK e di quello che mi ha insegnato, e quanto ci ho perso :)
Poi sapete che tutto quello che faccio per Office of Cards è on the side rispetto al mio lavoro principale.
Un ragazzo a cui ho fatto coaching fa, oltre al suo lavoro: consulenze, gestisce un B&B, gestisce una scuola sportiva e sta lanciando una nuova attività (gli ho detto che così è un po’ troppo ma se lui fa così allora TUTTI possono fare almeno UNA cosa :)).
Quindi il primo punto da portarsi a casa è che, se il tuo main job non ti piace, dovresti cercare di fare qualcosa on the side.
Il lavoro per passione
Non mi dilungo sul tema perché ne ho già parlato nella newsletter (per chi non l’avesse letta la trovate qui) e nel libro Office of Cards (qui il link per Amazon, se non lo avete ancora letto) spiego come fare per capire cosa realmente ci piace.
Il punto focale è: trovare un’attività che ti stimoli, ti gratifichi e dia un senso alle tue giornate. Ovviamente deve essere un’attività che, per sua natura o per come la imposti, ti porta a lavorare con persone che stimi, che ti stimolano, che ti rispettano e che ti fanno stare bene.
Ad esempio Office of Cards mi fa conoscere persone incredibili e questo mi dà una gioia immensa, sia quando faccio un’intervista, che nel coaching, che quando ricevo messaggi di ringraziamento da chi ascolta e segue.
Idem quando vendevo vino: parlavo di un prodotto che amo, ho conosciuto produttori, designer di etichette, esperti di marketing… e un sacco di persone che mi hanno arricchito.
Quindi il punto qui, unito a quello di prima, è: trova una cosa che ti piace e falla diventare la tua side gig.
L’allocazione deliberata di tempo nelle nostre giornate
E qui vi sento: sì Davide, bravo, fai la side gig. Ma io ho famiglia, bambini, lavoro, il commute… dove lo trovo il tempo?
Don’t worry, sono qui per questo :)
Ecco come faccio io a gestire tutto quello che gestisco (questo schema è l’80% dei miei giorni feriali)
Sveglia ore 6, SENZA NEGOZIAZIONI e SENZA SNOOZE
ore 6.10 inizio meditazione
ore 6.25 inizio workout
ore 6.50 preparo colazione
ore 7 sveglio bambine e mangiamo insieme fino alle 7.30
7.30 doccia
7.45 - 8.15 lavoro su temi di Office of Cards
8.15 esco di casa e ho 45 minuti di ascolto podcast in cui raccolgo temi per OOC
ore 9 sono in ufficio
pausa pranzo dalle 13 alle 14 (spesso ma non sempre) lavoro su OOC
lavoro fino alle 18.30-19, arrivo a casa dopo altri 45’ di ascolto podcast
saluto le bambine che stanno per andare a letto
ceno con mia moglie
ore 21 salgo in camera e spendo 1h su OOC (leggo, scrivo… dipende)
ore 10 luci spente e nanna :)
Il weekend è la mia arma segreta perché
sveglia SEMPRE ALLE 6
ore 6.10 inizio meditazione
ore 6.25 inizio workout
ore 6.50 fino a che non si sveglia qualcuno, spesso 8.30 o oltre, macino cose per OOC (esatto, queste 2+2h nei weekend sono il picco di produttività su OOC)
il resto dei sabati e domeniche sono dedicati alla famiglia quindi niente lavoro e niente OOC, ma è una scelta. Potrei ad esempio fare 1h dopo pranzo mentre Julia dorme, ma non lo faccio perché il tempo che dedico è sufficiente a produrre quello che mi serve.
Importante notare che la mia side gig non è finalizzata a diventare main, altrimenti prenderei sicuramente un po’ di tempo dai weekend e uscirei tassativamente alle 18, creando così un pool di altre 7/8 ore a settimana da dedicare alle attività OOC.
Capite quindi che essere insoddisfatti del vostro lavoro, ma AVERLO e, con esso, avere lo stipendio, vi permette, con un po’ di autoanalisi, pianificazione e disciplina, di crearvi lo scivolo verso una vita di maggiori soddisfazioni. E il rischio, così facendo, è davvero molto limitato.
Poi, se volete fare startup, diventare miliardari e cambiare il mondo, forse è meglio dimettersi e mettersi full time a fare quello che volete fare, ma se cercate semplicemente un lavoro migliore beh, questo sistema mi pare un ottimo approccio, almeno da considerare!
🎥🎧I contenuti della settimana
La prima parte dell’intervista a Daniele Francescon, co-founder e CMO di Serenis (blog, apple e spotify)
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