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E ora… sotto coi contenuti!
🍷Un vino andato… o no?
Qualcuno di voi sa che nel 2015 ho lanciato un e-commerce per la vendita di vino italiano in Inghilterra, dove vivevo all’epoca.
Potete vederne qualche rimasuglio sulla wayback machine a questo link.
Perché ho lanciato questo e-commerce?
Ci ho visto diversi vantaggi
Il primo e più importante era che, nonostante a quel punto avessi lavorato per 8 anni in aziende “del web”, non avevo mai visto la creazione di un sito da 0, partendo dall’idea. Non avevo visto marketing, checkout, mail di reminder, gestione dello stock, spedizioni… essendo io, a quel punto, un cosiddetto “professionista del web” mi sembrava un buon modo per migliorare le mie conoscenze e, così, il mio profilo.
Il secondo era che volevo provare a coltivare la mia passione (quella del vino) e condividerla con altri. Fare un sito, riempirlo di contenuti, mandare newsletter ogni settimana, fare abbinamenti con cibi e ricette… tutto questo impone molto più che “sapere” certe cose e “capirle”. Infatti, per poter condividere ciò che sai con altre persone, devi 1) sapere, 2) capire, 3) saper sintetizzare e 4) saper spiegare. Quindi ho dovuto fare letture attive ovvero: leggi, prendi appunti, fai schemi, sintetizza… cose che non facevo più dall’università ma che sono l’unico modo per poter capire veramente a fondo un concetto. Non si può dire di aver capito davvero a fondo una cosa finché non siamo in grado di spiegarla a un perfetto sconosciuto che non sa nulla di quel tema.
Il terzo era che… beh, volendo fare un e-commerce, mi sono detto: ne scelgo uno in cui, se va male, mi bevo io tutto quello che non vendo :)
Com’è andata?
Ho imparato UN BOTTO su un sacco di cose legate alla gestione di un sito web. Concetti che uso tutt’oggi per fare il mio lavoro… e sono concetti che persone più senior di me non sanno perché non si sono mai sporcati le mani. Quindi, GOOD.
Ho consolidato un sacco di concetti sul vino, migliorando di molto le mie competenze, il mio naso, il mio palato, la mia capacità di spiegare e sintetizzare le cose. Quindi, altro GOOD.
L’e-commerce è andato in negativo. Ho speso qualcosa come 10k e guadagnato circa 6k, in 2 anni di attività. Il grosso del fatturato l’ha fatto la vendita di vini, poi alcuni eventi aziendali hanno aiutato di molto. Motivo per cui non è andata? Prevalentemente il fatto che non volevo spendere in marketing e quindi mi conoscevano in pochi. Chi mi conosceva comprava costantemente e frequentemente, ma erano pochi quindi, quando ho lasciato Londra, mi sono portato i vini che non avevo venduto in Olanda e mi sono detto “come previsto, quello che non ho venduto, lo bevo”.
Quindi, se la valutassimo economicamente, dovremmo definire questa esperienza come un fiasco. E invece io non la vedo così:
Le conoscenze che ho acquisito mi hanno permesso di fare bene i lavori che ho fatto in seguito, magari addirittura di ottenere alcune di quelle opportunità lavorative (la mia esperienza era ben descritta nel CV e ne ho parlato in diversi colloqui) quindi, se pensiamo agli aumenti di stipendio che sono stato in grado di negoziare e ai soldi che ho fatto guadagnare e risparmiare alle mie aziende grazie a quelle competenze, io definisco questa esperienza come un successo TOTALE.
I punti su cui vi invito a riflettere sono 2
Non tutti i fallimenti sono tali se impostate le esperienze in modo che generino qualcosa: conoscenza, ricavi, network, competenze, oggetti… i piani migliori sono quelli in cui ci sono conseguenze di secondo e terzo ordine, non solo obiettivi immediati e lineari.
Non limitatevi a fare UNA COSA nella vita. Prendete una passione, un hobby, qualcosa… e trovate il modo di condividerlo. YouTube, una newsletter, un e-commerce, un blog, un canale social… le barriere all’ingresso per questi canali sono inesistenti ormai, il cellulare lo avete tutti, NON AVETE SCUSE. E se anche alla fine avrete 4 follower (e tutti col vostro cognome) avrete comunque, per il punto sopra, guadagnato qualcosa che potrete valorizzare.
E qui potrei finire la newsletter, ma vi condivido l’evento, accaduto la scorsa settimana, che mi ha dato lo spunto per condividere tutto quello che ho condiviso finora.
La bottiglia in foto è il miglior vino che avevo a listino. Non “uno dei migliori”, ma IL MIGLIORE IN ASSOLUTO.
Non sto a farvene l’analisi e spiegarvi perché era il migliore (se lo volete, come sempre, chiedete e vi sarà dato :)) ma vi invito a guardare il tappo: la parte sopra è ricoperta di muffa bianca.
Immaginate la mia faccia quando ho tolto la capsula di un vino pregiatissimo, di 22 anni, e vedo la muffa fuori (che, btw, puzzava di cantina di mio nonno). PANICO TOTALE, sia per il vino in sé, sia perché avevo programmato un abbinamento incredibile per due amici con una carne ASSURDA.
Apro. Annuso l’interno del tappo. Sembra buono… verso.
Guardo (il vino, prima di tutto, si guarda). Annuso. Naso elegante, come una principessa che si sveglia dopo il bacio del principe azzurro.
Assaggio. Non è in forma, è IN FORMISSIMA. PERFETTO. EQUILIBRATO. DELICATO… abbiamo avuto un’esperienza mistica.
E qui le note che ho per voi e sulle quali ho riflettuto molto in questi giorni, sono 2:
A giudicare da fuori questo vino era andato. Il tappo poteva essere totalmente devastato (quelli che si sgretolano mentre li stappi col verme), il vino acido… e invece no. Bisogna sempre crederci fino in fondo, verificare se effettivamente le cose sono come sembrano da fuori (la metafora “non si giudicano i libri dalla copertina” è vera, ma la usano tutti e quindi io cerco di differenziarmi :)), non arrendersi di fronte ad un ostacolo e, sopratutto, non trarre conclusioni finché non abbiamo tutti i dati.
Molte persone aprono vini assurdi “quando c’è l’occasione” ma una cosa che ho capito da qualche tempo è che l’occasione la crei tu.
Il senso dei momenti belli della nostra vita, quelli per cui vale la pena vivere, quelli che ricordiamo con affetto… LO DIAMO NOI, non il calendario.
Bene, spero che anche voi possiate festeggiare momenti belli, di amicizia, di amore, di successi professionali, sportivi… con bottiglie consone (che vuol dire “ban fatte” e alle quali siete voi a dare un significato particolare, non necessariamente costose).
❓Sondaggio
Una delle cose che ho pensato di fare subito dopo aver pubblicato Office of Cards è stata fare merchandising, ovvero alcuni oggetti che simboleggino quello che Office of Cards rappresenta: impegno, disciplina, voglia di fare bene, di aiutare gli altri…
Inizialmente pensavo di stampare un mazzo di carte con gli hashtag che ho introdotto nel libro, poi avevo pensato di fare un quaderno del commitment, una scheda di autovalutazione, delle magliette per i workouts…
Ecco alcune delle idee più nel dettaglio:
calamita da frigo che dice “NO SUGAR ALLOWED IN HERE”
maglietta fitness che dice “Corro in Zona 2 e torno!”
scheda per darsi punteggi su alimentazione, fitness, side gigs… per ogni giorno
L’idea era che questi oggetti potessero aiutare le persone a seguire i loro progetti con più disciplina perché potevano fungere da reminders nei momenti di debolezza.
Non mi ci sono però mai messo perché all’epoca avevo pochi followers e so bene che iniziare a fare questo tipo di cose è un botto di lavoro, senza citare i costi, il rischio di invenduto… quindi non sono mai partito.
Ma ora siete un po’ di più a seguirmi e penso ancora che alcune di quelle idee potrebbero essere carine… voi che dite?
🎥🎧I contenuti della settimana
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