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E ora… sotto coi contenuti!
🤔Il valore dell’impegno
Di recente ho letto la biografia di Rafael Nadal (la consiglio!) e c’è un passaggio che mi ha fatto molto riflettere, specialmente perché ho parlato proprio di questo con un ospite del podcast di Office of Cards che sentirete a Gennaio :)
Il passaggio recita (tradotto da me)
Una lezione che ho imparato è che se il lavoro fosse facile, non darebbe grande soddisfazione. L’estasi di una vittoria è direttamente proporzionale allo sforzo che impieghiamo per raggiungerla.
E già questo passaggio va meditato e assorbito bene.
Citando il grande Mihaly Csikszentmihalyi col suo libro sullo stato di Flow (che STRAconsiglio), gli esseri umani provano il massimo grado di soddisfazione quando sono di fronte a una sfida che è al limite delle loro possibilità. Al limite vuol dire che dovete spingere come i matti, ma alla fine, spingendo come i matti, ce la fate. Quella è la soddisfazione più grande.
Basti pensare all’industria del gaming che su questo concetto basa i videogiochi, mettendo tutorial e livelli assistiti all’inizio per aiutarci a capire le dinamiche di base e, una volta capite, inizia ad alzare l’asticella fino a farci faticare molto per raggiungere gli obiettivi che dobbiamo raggiungere.
Nadal prosegue:
La mia esperienza mi ha insegnato anche un’altra cosa, ovvero che se ti impegni al massimo anche quando non hai voglia di allenarti, la ricompensa sarà che vincerai partite anche quando non ti senti al massimo. I campionati si vincono così, questo è quello che separa un giocatore eccellente da un buon giocatore. La differenza è quanto BENE ti sei preparato.
E qui altre 3 riflessioni
La prima, ovvia, è l’importanza di dare sempre il 100%, SOPRATUTTO quando non siamo al top o quando non abbiamo voglia.
Ricorderò sempre un feedback che ho ricevuto da un mio ex capo all’inizio della mia carriera che mi ha detto “si vede molto chiaramente la differenza di output quando fai una cosa che ti piace rispetto a quando ne fai una in cui non credi”. Questo capo mi ha dato anche un avvertimento dicendomi “quando fai cose che ti piacciono il tuo lavoro è davvero al top, ma quando fai cose che non ti piacciono è mediocre e, se devo dare un giudizio medio, dirò sempre “buono” ma mai eccezionale”. Quindi, in una ipotetica scala da 1 a 10, io sarei sempre stato un 7-8.
Questo mi ha fatto capire che se voglio alzare la media non posso solo spingere sulle cose che faccio bene perché su quelle sono già al top (passare da 9 a 10 è difficile e molto dispendioso), devo invece lavorare sulle cose che faccio meno bene perché lì posso passare da 2 a 8 con relativamente poco sforzo e l’impatto sulla media è enorme.
La seconda è il valore della preparazione, che non solo ti permette di vincere ma, come dicevamo prima, permette anche di GODERE di più della vittoria.
La preparazione ha valore concreto (più sei pronto, più hai probabilità di fare bene) ma anche psicologico (più sei pronto, più SAI di essere pronto, più sei tranquillo e rilassato, il che aumenta di molto le chance di scaricare a terra tutto il valore della preparazione, senza farsi prendere dal panico se le cose non vanno come dovrebbero) ed emotivo (più sono pronto, più sono CARICO, so di essermi fatto un mazzo tanto per arrivare qui e ho una determinazione e una voglia che non avrei se fossi arrivato a giocarmi una finale di grande slam partendo dalla semifinale e l’avessi vinta perché l’avversario si è ritirato).
E la terza è che… la fatica è una cosa che dobbiamo imparare ad apprezzare e incorporare nelle nostre vite perché non è mai fine a sé stessa, ma è un abilitatore per cose grandi che solo attraverso il lavoro e, appunto, la fatica, possiamo raggiungere.
Quindi ragazzi, la prossima volta che vi lamentate perché qualcosa è faticoso, non pensate alla fatica in sé, ma al perché la state facendo e ai vostri obiettivi, sarà molto più facile gestirla e fare i sacrifici che dovete fare per raggiungere gli obiettivi che volete (e potete) raggiungere!
🎥🎧I contenuti della settimana
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