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La formula della felicità
Qualche giorno fa stavo ascoltando un podcast in cui Andrew Huberman intervistava Morgan Housel e sono stato colpito da una frase (letteralmente, ero sul tapis roulant e stavo per inciampare) di Housel
Per chi non conoscesse i 2 nomi qui sopra, spiego un attimo.
Andrew Huberman è l’autore dello HubermanLab podcast, una sorgente incredibile di contenuti science-based per essere sempre al meglio. Huberman prende paper scientifici e spiega come dormire al meglio, come regolare la dopamina, come allenarsi, come condizionare il metabolismo… un botto di roba pratica non basata su miocuggino-science ma su esperimenti reali e pubblicazioni sulle riviste scientifiche più rinomate.
Vuol dire che è tutto vero? No, perché anche la scienza sbaglia (500 anni fa si pensava che la terra fosse piatta e poi abbiamo scoperto che non è così… ok, c’è chi lo pensa ancora, ma quello è un altro discorso). Resta il fatto che Huberman condivide cose che non sono ancora state smentite dalla scienza di oggi e, stante il fatto che abbiamo raggiunto metodi e tecnologie molto evoluti per sperimentare le cose, la probabilità che ci dica cosa sbagliate è molto bassa.
Tutto questo per dire: ascoltatelo che vi aiuta :)
Morgan Housel è autore di un libro molto utile che si intitola La psicologia dei soldi (lo trovate qui e se lo comprate con questo link supportate questa newsletter senza spendere una lira).
L’idea del libro è capire come ciascuno di noi vive il proprio rapporto col denaro e suggerisce modi per imparare a non “subire” questo rapporto, in modo da non essere, come spesso capita, infelici perché “crediamo” di non averne abbastanza.
Tornando a noi, questo era l’episodio che ascoltavo e la frase che mi ha fatto quasi inciampare è stata questa
La formula per essere felici è avere INDIPENDENZA e SCOPO (Independence plus Purpose).
Ho trovato pure uno short in cui fa riferimento a questo concetto.
Le cose più belle, e spesso quelle più vere, sono quelle semplici e questo concetto mi ha colpito proprio per questo.
Cosa ci serve per essere felici? Soldi? Macchine? Orologi? Status? NO.
Vacanza 365 giorni l’anno? 1000000 follower su Instagram? NO.
Ci servono solo le 2 cose che dice Housel e da quelle scende tutto il resto.
In primis ci serve indipendenza. Ovvero fare quello che vogliamo, o meglio, fare quello che riteniamo giusto e farlo nel modo che riteniamo migliore.
Quindi, avete capi che vi dicono come tenere la penna? Non potete essere felici.
Siete voi il capo ma il vostro business senza di voi collassa e quindi lavorate 100 ore a settimana? Non potete essere felici.
Vuol dire che solo i content creator possono essere felici? No, ma sicuramente loro riescono ad avere un “lavoro” che permette loro di essere molto liberi e indipendenti in quello che fanno.
Per l’uomo comune che non scrive libri o fa podcast da milioni di followers questo significa semplicemente: domandati fino a che punto il tuo quotidiano attuale è nelle mani altrui e domandati se questa soglia va bene o no. Tutti abbiamo obblighi, scadenze, capi, mariti, mogli… che vogliono controllare, direttamente o indirettamente, cosa facciamo e come lo facciamo. Domandiamoci se questo controllo ha una soglia ragionevole o se, oggettivamente, hai meno del 10% delle tue ore da sveglio in cui fai quello che ritieni giusto fare, senza ingerenze esterne.
Io personalmente ho deciso di non voler più avere capi.
Negli ultimi anni mi sono trovato troppo spesso a dover sopportare soprusi, abusi, tollerare cose senza senso… per avere uno stipendio. Come scrivo in Office of Cards, queste cose fanno parte del gioco nelle grandi aziende e, se ci vuoi stare, te le devi far andare bene.
Ma mi sono reso conto che la mia vita non mi apparteneva, mi sentivo come con una camicia di forza addosso, incapace di esprimere il mio valore e, sopratutto, non apprezzato.
E quindi mi sono detto: voglio essere libero, libero di fare come ritengo giusto, libero di scegliere con chi lavorare, che progetti seguire e come seguirli.
E il senso di libertà che ho provato in quest’anno, seppur mitigato da un inevitabile senso di incertezza (perché la busta paga a fine mese non c’è più e ogni giorno devo cercare nuovi modi di portare a casa qualcosa), mi ha reso molto più felice e sereno di quanto io lo sia mai stato. Ever.
E poi c’è lo scopo, ovvero il perché facciamo quello che facciamo.
Non sto a scomodare Simon Sinek e il suo “partire dal perché” (gran libro, lo trovate qui) ma Housel mi ha fatto riflettere su un concetto già ripreso da Buffet e Munger: la distinzione tra cose che facciamo per il CV e cose che facciamo per il nostro Epitaffio.
Se chiedete in giro, sopratutto a quelli che lavorano tanto, perché lo fanno, perché lavorano i weekend, perché fanno tardi la sera… la risposta spesso è “lo faccio per la mia famiglia”.
Hai mai chiesto se la tua famiglia, i figli sopratutto, vogliono la tua busta paga o il tuo tempo? Tu pensi la prima, ma credo che nella maggior parte dei casi sia la seconda.
Le “cose da CV” sono quelle che fai per valore di breve termine, per dire di averle fatte, così che tu possa virtualmente (o realmente) metterle sul CV.
Peccato che quando sarai vecchio e malato e ti guarderai indietro non dirai “ah! se solo avessi lavorato di più”, oppure “ah, se solo avessi avuto la casa più grande”… no, dirai più probabilmente “avrei voluto passare più tempo coi figli”, oppure “avrei voluto fare più beneficienza”, o cose così.
E sulla tua lapide (le cose da Epitaffio) non scriveranno “chief salaminchia officer” o “founder di…”, oppure “lavorava 20 ore al giorno”. No. Scriveranno “padre, madre, amico, fratello…” e scriveranno che gli mancherai. E che ti ricorderanno.
E allora perché non cercare, OGNI SANTO GIORNO, di essere il miglior padre, madre, figlio, fratello… che puoi essere?
Quindi, se abbiamo uno Scopo chiaro (l’ho messo per secondo ma è il punto di partenza) e l’Indipendenza di scegliere come fare a raggiungere la meta… beh, non essere felici così è davvero dura :)
Questa è la riflessione che la formula di Housel mi ha fatto fare e spero possa far riflettere anche voi.
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