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E ora… sotto coi contenuti!
PS: Se rispondi a questa email sappi che IO LEGGO TUTTO, ma non è detto che riesca a rispondere a tutti (o comunque non sempre in tempi brevi), porta pazienza.
🥳Come fare un bel complimento
Innanzi tutto Buona Pasqua :) 🥚
Spero passerete una bella giornata, oggi e domani, con parenti e amici che vi vogliono bene!
Oggi voglio parlarvi di due esperienze che ho avuto di recente relativamente a due complimenti che mi sono stati fatti.
Il primo è stato questo “volevo dirti che apprezzo davvero il tempo che trascorro con te perché imparo sempre qualcosa. Non mi capita spesso di trovare uno così avido di conoscenza e, allo stesso tempo, così disponibile a condividerla”.
Il secondo “ti stimo perché penso tu sia una persona molto intelligente”.
Non voglio menarmela, sapete che non è lo stile della casa. I complimenti fanno piacere, certo, ma voglio condividere con voi una riflessione su questi due momenti che sono entrambi positivi ma che hanno impatto molto diverso sulla mia psiche… e quindi mi motivano a fare cose ben diverse.
Questo mi porta a mia volta a riflettere su come io do feedback ai miei collaboratori, alle mie figlie, ai miei amici… perché il feedback che diamo è uno strumento per aiutare gli altri a crescere e, se lo diamo bene, stiamo facendo un gran favore all’altra persona; se lo diamo male invece… potremmo avere problemi.
Dare feedback è importante
Partiamo del perché ha senso fare un complimento ad una persona. O, più un generale, perché ha senso dare un feedback.
Il feedback è uno strumento che ha il potere di influenzare il comportamento della persona che lo riceve, ma dobbiamo ricordare una regola di cui ho parlato in Office of Cards:
#perceptionisreality, ovvero, non conta quello che diciamo, conta quello che l’altra persona sente e percepisce.
Quante volte vi è capitato di fare un commento apparentemente innocuo e, 2 minuti dopo, vi siete trovati in una lite senza nemmeno capire come sia potuto accadere?
Questo perché il vostro commento era oggettivamente innocuo… PER VOI, ma l’altra persona l’ha percepito come oggettivamente offensivo e quindi, patatrac!
Quindi dobbiamo essere consapevoli che la delivery del feedback è fondamentale e vedremo poi l’anatomia di un feedback fatto bene.
Tornando al perché ha senso dare feedback, oltre al succitato desiderio di influenzare il comportamento del ricevente, c’è anche un altro beneficio: dare feedback è un modo per costruire una relazione solida.
Premesso che le relazioni si costruiscono in 2, ovviamente, se io ti aiuto a crescere coi miei feedback, se ti evito errori, se quando sbagli ti aiuto a rialzarti, se di fronte a un problema che non sai risolvere ti aiuto… sto costruendo un goodwill che sarà alla base del nostro rapporto.
Per questo in Office of Cards parlo molto di #beothercentric, ovvero mettere sempre al centro di tutto quello che facciamo e diciamo il benessere dell’altra persona… se pensiamo solo e sempre a DARE agli altri, il bene che facciamo prima o poi tornerà. E, anche se non tornasse, noi andremo sempre a letto la sera col sorriso stampato in faccia e in perfetta pace con noi stessi.
A questo proposito vi consiglio di leggere Più dai più hai di Adam Grant che spiega molto bene questo fenomeno e il perché DARE è meglio che PRENDERE :)
Caratteristiche di un bel complimento
Vediamo ora come fare a fare un bel complimento che davvero aiuti l’altra persona a crescere e aggiunga un mattoncino alla relazione che abbiamo con quella persona.
Premessa: il feedback non è un giudizio, ma un’osservazione.
La differenza? Semplice: quando giudico qualcuno mi sono messo, implicitamente o esplicitamente, su un podio, mi sento superiore all’altra persona e questo rischia di compromettere l’efficacia del feedback.
Esempio: padre che dice al figlio “tu sei maleducato”. Questo è un giudizio, è finale, cosa volete che vi risponda? E sopratutto, cosa pensate di ottenere dicendo una cosa del genere?
L’osservazione invece è quello che è, un’osservazione, un commento, un punto di vista. In questo caso io sono sul piano dell’altra persona, esprimo il pensiero chiarendo l’intenzione.
Esempio: padre che dice al figlio “quando togli i giochi dalle mani di tua sorella la fai arrabbiare, lei grida e rischi pure di far arrabbiare me… quindi, secondo te, ha senso toglierle i giochi con forza o ha senso aspettare che li lasci andare da sola e poi li prendi?”. Ok, è qualche parola in più… ma così facendo io osservo, sto semplicemente descrivendo a mio figlio la scena dal mio punto di vista (più oggettivo perché sono esterno) e lo sto aiutando a vedere quali conseguenze potrebbero esserci nel lungo periodo se cerca l’instant gratification di prendere il gioco dalle mani della sorella. E tutto questo, tra l’altro, non lo faccio usando affermazioni, ma domande, affinché mio figlio veda il problema coi suoi occhi e impari il metodo di giudizio, così che possa correggersi da solo la prossima volta e io non debba più preoccuparmi di dare quel feedback.
Quindi, quando date un feedback, SOSPENDETE IL GIUDIZIO che avete sull’altra persona e mettetevi sul suo stesso piano.
Ma veniamo alle caratteristiche di un buon feedback.
Innanzi tutto c’è l’oggettività: il feedback non deve essere astratto o basato su opinioni, deve essere quanto più possibile basato su fatti oggettivi, misurabili, indiscutibili. Sicuramente avremo da discutere sulla lettura o l’interpretazione di questi fatti, ma i fatti devono essere il punto di partenza perché solo partendo da un punto che è, per forza, comune riuscirete a capire dove la vostra interpretazione diverge da quella di chi riceve il feedback e riuscirete quindi ad evitare la guerra di posizione che spesso si verifica quando il confronto è puramente su opinioni.
Ad esempio: se dite a un vostro collaboratore “sei bravo a fare presentazioni” non lo state aiutando a crescere, ma state solo affermando una vostra opinione sul suo lavoro. Sicuramente è bello sentirsi dire una cosa del genere, ma non serve a molto.
Diverso è invece se dite “la tua capacità di scrivere titoli chiari e fare grafici molto leggibili nella presentazioni aiuta il team a passare messaggi chiari al resto dell’azienda”. In questo caso state dicendo COSA va bene, mettendo enfasi sul valore generato… e avete subliminalmente aperto la porta alla domanda “Grazie! Secondo te su cosa potrei ancora migliorare”? E qui sì che aiutate la persona a crescere! E qui sì che costruite un rapporto sano di reciproca fiducia e rispetto! Capite quanto migliore sia questo secondo feedback? E capite che è migliore perché è oggettivo e punta il dito su elementi chiari e indiscutibili?
Poi c’è il tempismo: il feedback va dato quanto più vicino possibile al momento in cui si è verificato l’episodio che genera il feedback.
Se stamattina un vostro collaboratore ha fatto una bella analisi, prendetelo da parte a fine riunione e diteglielo. Se vostra moglie ha fatto una eccellente bistecca per cena, diteglielo (“cara, so che non commento spesso la tua cucina, ma questa bistecca era davvero top e mi ha fatto dimenticare lo stress della giornata lavorativa” - provatela e ditemi che succede :)). Se vostro figlio ha messo in ordine i giocattoli senza che glielo chiedeste, prendetelo da parte e ditegli “sei stato molto bravo stasera perché hai messo a posto senza che nessuno te lo chiedesse e i bravi bambini fanno questo”.
Spero sia evidente che le stesse frasi, dette a giorni o settimane di distanza, non hanno praticamente valore.
Il feedback timely sfrutta un principio neurale noto come positive association, ovvero la tendenza del nostro cervello a ricordare (e quindi ripetere, fino a farli diventare abitudini) cose che abbiamo fatto che ci fanno stare bene. Se io faccio un complimento a qualcuno lo faccio stare bene, specie se è una persona che mi stima e che dà quindi molto valore al mio complimento. Quindi, se lo faccio in modo tempestivo e uso parole chiare che fanno capire quale sia il comportamento che ha generato il complimento, ci sono alte probabilità che quel comportamento sarà ripetuto ancora in futuro perché chi lo ripete vuole ancora complimenti, che è quello che voglio :)
A tal proposito vi condivido qui una Pillola del podcast in cui spiego il concetto tratto dal libro “il potere delle abitudini” di Charles Duhigg.
Essendo il feedback un dialogo, dovete anche essere aperti all’ascolto, ovvero dovete accettare che il vostro feedback venga rigettato o che, magari, hai visto mai, la vostra lettura di una data situazione, lettura che ha portato al feedback, potrebbe essere completamente sbagliata.
Ed è qui che ha senso vedere il feedback come osservazione, perché così non giudicate l’altra persona, non rischiate figuracce, non rischiate di compromettere il rapporto. Anzi! quando mi capita di dare un feedback, e poi scopro di avere torto, lo ammetto subito e spesso mi capita di osservare una reazione di stupore nell’altra persona perché pochissimi sono aperti a cambiare opinione di fronte a nuove informazioni (specialmente i capi con i loro collaboratori).
Quindi, quando date un feedback, cercate sempre di chiedervi come sia atterrato sull’altra persona. Ha capito? Concorda con quello che ho detto? Cambierà comportamento la prossima volta?
Il feedback deve essere un dialogo, non un monologo: tu lo dai e l’altro lo prende e devi essere certo che l’abbia preso nel modo giusto.
Conclusione
Mi ha fatto piacere ricevere entrambi i complimenti, ma spero vi sia evidente che il primo mi ha dato elementi su cui lavorare, su cui insistere, su cui costruire comportamenti che voglio mantenere nel tempo perché poche cose al mondo mi danno più gioia del poter condividere quello che so con altre persone e aiutarle a crescere (e, a mia volta, crescere con loro). E spero che questa newsletter ne sia la prova :)
Il secondo invece… beh, non è che posso essere più intelligente solo perché uno me lo dice. Va bene, sono felice che quella persona pensi che io lo sia, ma domani farò esattamente quello che ho fatto oggi (sperando che quella persona pensi ancora che io sono intelligente :)).
Quindi, compiti per casa.
Il primo è: date feedback, sopratutto quelli positivi (che sono quelli che tendiamo a dare maggiormente per scontati), sopratutto se non richiesti! Stupite qualche amico, qualche vostro caro, qualche collega… usate la struttura che vi ho suggerito e vedrete come vi sentirete bene. E il vostro rapporto con quella persona ne beneficerà.
Il secondo è: se qualcuno vi dà un feedback, siate aperti a riceverlo e ringraziate chi ve l’ha dato. Dare feedback vuol dire mettersi in gioco e comunque chi ve lo dà si sta prendendo un rischio, il minimo che potete fare è apprezzare il tentativo e dire grazie! E anche questo vi farà bene.
Il terzo è leggere Mindset di Carol Dweck che spiega la differenza tra mentalità fissa (quella del secondo feedback) e mentalità di crescita (quella del primo feedback).
E se volete risparmiare tempo, leggete questi libri via Shortform a questo link (avete 5 giorni gratis e 20% di sconto sull’abbonamento).
🥁La Canzone della settimana
Questa settimana pesco dalla colonna sonora di un film che mia figlia Arya adora: The greatest showman.
Vi dirò la verità, 6 canzoni di quella colonna sonora sono nella mia playlist “Viaggi con la famiglia” (non preoccupatevi, ci sono anche i Dream Theater :)).
La canzone che voglio condividere si intitola Never Enough ed è cantata da Lauren Allred ed è semplicemente PAZZESCA.
La storia è abbastanza semplice: si tratta di una donna che non si accontenta, che ha molto ma che vuole ancora di più.
Ma l’enfasi stavolta va messa altrove: sulla voce della Allred, e sulla performance di Rebecca Ferguson (l’attrice che interpreta il personaggio Jenny Lind, nel film) nella scena in cui la canta.
La canzone parte con un sussurro, un piano delicatissimo e la Allred attacca con una carezza, una voce cristallina, calda.
Poi gli strumenti si abbassano e lei ALZA, ha una pulizia di dizione assurda. Gli accenti, i picchi, sono scanditi alla grande. Il duetto con l’orchestra che subentra e completa le sua frasi è eseguito alla perfezione.
Poi quelle ripetizioni “NEVER NEVER” sono martellate, ribadiscono il punto in modo netto.
E la scena del film aggiunge una dimensione completamente diversa, dà il senso a questa canzone, il messaggio che Jenny Lind vuole mandare a tutti, in primis a Barnum (interpretato da Hugh Jackman).
Vi consiglio:
la canzone SENZA VIDEO (link YouTube qui)
la canzone CON VIDEO (link YouTube qui). Vedere il video cambia completamente il modo in cui il messaggio vi arriva
Guardatevi tutto il film con la famiglia, merita. Lo trovate su Disney+ :)
🎥🎧I contenuti della settimana
NON PERDETELO! Perché faccio la doccia fredda tutti i giorni (YouTube video)
La prima parte dell’intervista a Gianluca Torregrossa, Cardiochirurgo (blog, apple e spotify)
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